Immagina di perdere tutto quello che hai in un istante, di vedere la tua casa rasa al suolo senza un motivo valido. Questo è ciò che hanno vissuto migliaia di indiani, soprattutto appartenenti alla comunità musulmana, vittime di demolizioni indiscriminate. Le loro abitazioni, simbolo di una vita intera, sono state distrutte da bulldozer, trasformando le loro esistenze in un incubo di cenere.

Ma finalmente, una notizia che infonde speranza arriva dalla Corte Suprema dell’India. Con una decisione definitiva, si condannano queste pratiche crudeli, rendendole illegali, e ponendo fine a un’ingiustizia che ha segnato profondamente la vita di molte famiglie. Questa sentenza è un raggio di sole per coloro che hanno perso la loro dignità a causa di un sistema malato, un segnale chiaro che la giustizia, anche se tardiva, può trionfare.

La sentenza, emessa il 6 novembre 2024, trova le sue radici in un caso specifico avvenuto nel 2019 nello stato dell’Uttar Pradesh. È passato del tempo, ben cinque anni, da quando quella casa è stata ingiustamente demolita. La demolizione arbitraria di un’abitazione in quella regione ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo la Corte ad affrontare il problema in modo sistemico e a tutelare i diritti di tutti i cittadini indiani.

La contraddizione è evidente: ciò che era stato presentato come un atto di giustizia si è rivelato una grave violazione dei diritti umani. La “giustizia dei bulldozer“, esaltata da una propaganda politica che ha fomentato l’odio, ha causato sofferenze indicibili a un numero impressionante di persone che sono state trasformate in senzatetto. La sentenza della Corte Suprema, che condanna senza appello queste pratiche, ristabilisce un principio fondamentale: la legge è uguale per tutti.