Un relitto romano, risalente all’epoca di Cleopatra, giaceva sul fondo del Mediterraneo, a circa 90 chilometri dalla costa settentrionale di Israele, come un tesoro nascosto in un’isola remota.
Immaginate: marinai romani, audaci esploratori, che solcavano il mare aperto, lontano da porti sicuri, guidati solo dalla luce delle stelle, come fari celesti. Un’impresa che credevamo impossibile per l’epoca, sfidando le nostre conoscenze sulla navigazione antica e suggerendo che l’arte della navigazione fosse molto più avanzata di quanto pensassimo. Ma ecco la prova, un tesoro di anfore romane intatte, come scrigni colmi di segreti, scoperte a 1.800 metri di profondità durante un’indagine ambientale condotta dalla compagnia Energean.
Questo relitto, forse inghiottito da una tempesta o depredato da pirati, è un faro che illumina l’abilità di questi antichi navigatori romani, veri lupi di mare. Le loro anfore, ora in mostra al Campus Nazionale per l’Archeologia di Israele a Gerusalemme, sono come mappe antiche che ci guidano verso un’epoca in cui il commercio marittimo nel Mediterraneo era fiorente e sofisticato.
Questa scoperta è un vento nuovo che soffia sulle nostre conoscenze storiche. Ci costringe a cambiare rotta, a rivalutare ciò che pensavamo di sapere sulla navigazione romana e sulla capacità di questi antichi marinai di affrontare il mare aperto, aprendo nuove prospettive sulla storia del commercio marittimo nel Mediterraneo. E proprio come in un viaggio epico, ogni nuova scoperta è un’isola inesplorata che ci attende, pronta a rivelare i suoi tesori.
Quindi, alziamo un calice di vino (o forse di olio d’oliva, chissà quale rotta seguivano quelle anfore!) a questi antichi marinai, i cui viaggi in mare aperto sono una testimonianza del loro coraggio e della loro sete di conoscenza.