Plock, Polonia, è la notte del 29 aprile 2019, una notte come tante, ma non per Elżbieta, Anna e Joanna. Per loro è l’inizio di un’avventura straordinaria. Armate di poster e di una buona dose di coraggio, queste tre attiviste trasformano la notte in una tela per la loro arte di protesta. L’immagine è familiare: la Vergine Maria di Częstochowa, ma con un tocco audace e rivoluzionario. La sua aureola non è più dorata, ma brilla dei colori dell’arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQIA+. Un messaggio silenzioso ma potente, un grido di sfida a una Polonia profondamente cattolica e ortodossa.
L’alba porta con sé un’ondata di reazioni contrastanti. Plock si risveglia scossa, i poster diventano l’epicentro di un dibattito acceso. Elżbieta, appena rientrata da un viaggio con Amnesty International, è la prima a finire nel mirino delle autorità, accusata di profanazione. L’indagine si allarga, coinvolgendo anche Anna e Joanna.
La notizia della loro vicenda si diffonde rapidamente, superando i confini nazionali. Organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo si uniscono in un coro di solidarietà. La Madonna arcobaleno diventa un’icona globale, un simbolo di resistenza e speranza per tutte le comunità emarginate e minoritarie.
Inizia così un lungo e tortuoso processo, un calvario giudiziario che dura cinque anni. Cinque anni di incertezza, paura, ma anche di una determinazione incrollabile. Elżbieta, Anna e Joanna non si lasciano intimidire, difendono con passione la loro arte, la loro libertà di espressione, il loro diritto di sognare una Polonia più inclusiva.
Finalmente, il 28 marzo 2024, arriva la tanto attesa sentenza della Corte di Cassazione polacca: assoluzione. Un’esplosione di gioia, un sospiro di sollievo, un trionfo per le tre donne e per tutti coloro che hanno creduto in loro. La loro battaglia, combattuta a colpi di poster e pennelli, ha lasciato un segno indelebile nella storia del paese.
Oggi, a Plock, un gigantesco murale della Madonna arcobaleno veglia sulla città, un ricordo tangibile di una lotta coraggiosa. Elżbieta, Anna e Joanna continuano a camminare a testa alta, il loro esempio un faro di speranza in una Polonia che, passo dopo passo, si apre al cambiamento.